La QUARTA, o QUINTA, RIVOLUZIONE SOCIALE ed INDUSTRIALE



Un importante convegno che merita di trovare spazio in premessa di questo paragrafo sulla Rivoluzione 5.0, in considerazione della sua trasversalità di approccio.

Il primo di una serie di tavoli, italo svizzeri, promosso dal “Il Sole 24 Ore” su temi economici legati alla transizione energetica.

Concetti filosofici che trasversalmente hanno accomunato le politiche di sviluppo, la finanza e la scienza, considerando l'antropocentrismo e le future generazioni, senza trascurare le esigenze attuali. Un collegamento, tra quanto trasmesso dalle Istituzioni ed il mondo economico e scientifico che potremmo riassumere in un modello fondamentale:

Un maggiore impegno delle Banche nel supporto di Progetti Smart, affiancando le Istituzioni Pubbliche e le Università nello stimolo ed accompagnamento culturale, attraverso docenti con decenni di esperienza ed impegnati in attività di concreta sperimentazione, e trasmettitori di soluzioni innovative e complesse, non bibliograficamente obsolete (“insegno il Fotovoltaico e Cappotto Termico non conosco altro”, quanto mi fu riferito da uno di essi). Formare le nuove generazioni alle nuove sfide, anche per supportare le Banche nella valutazione tecnica di iniziative Smart (Due Diligence tecnica). Un Ticino che può cogliere l'opportunità legata alla sua strategica collocazione, come dichiarava il Consigliere di Stato Christian Vitta, che vede il Ticino tra due importantissime piazze tecnologiche-finanziarie (Zurigo – Milano). Argomenti concretamente presenti in un tavolo di lavoro del prossimo 15 marzo 2023, in parallelo in Svizzera ed in Italia.

Temi trasmessi anche a chi interfaccia i principali fruitori delle tecnologie, i Facility Manager (gestori del costruito) in cui si sono posti l'obiettivo di trasformarsi gli Amministratori Condominiali italiano dell'ANACI.

Le rivoluzioni hanno un impatto sulla società che prescindono da strumenti e tecnologie, che ha volte ne sono artefici o da esse hanno origini.
La Rivoluzione in corso, 5.0, è un concetto filosofico che, dall'"ORGANISMO" al servizio dei suoi utenti, con cui definivo le nuove strutture edili,
evolvevo in un più ampio concetto presentato durante le attività dell'Award Sostenibilità, indetto dalla CDO (2010), in cui la tecnologia deve vedere l'uomo e l'ambiente al centro e ne deve supportare i prossimi sviluppi, come contenuto nel cortometraggio presentato durante Ecomondo 2019.

Ogni decisore esserne conscio e considerarlo, come anche la Chiesa Cattolica, con le Encicliche Papali (Laudato Sì e Fratelli Tutti), l'ha definita "Ecologia Integrale", rileggendo il valore della tecnologia. E', pertanto, errato coniare il temine Industria 5.0, essendo questa una evoluzione continua e non essendo ancora avvenuto alcun salto tale da poterla definire 5.0 rispetto all'attuale 4.0. Personalmente ritengo che tecnologie nuove emergeranno, grazie alla continua Ricerca stimolata dalle Crisi,

ed alcune di esse saranno l'origine di un nuovo paradigma di tecnologie 5.0, durante questa Rivoluzione sociale e culturale 5.0, sempre più al servizio ed in sintonia con tutto ciò che ci include e ci circonda.


Come in ogni Rivoluzione, occorrono idee innovative ed innovatori, che creino una rottura con modelli che spesso hanno prodotto negative ripercussioni per molti. Oggi DOBBIAMO affrontare una Rivoluzione per una Ecologia Integrale, come la definisce Papa Francesco, ma sono illuminanti le parole di Gramsci, sicuramente sempre attuali, nella definizione dell'INDIFFERENZA, forse il peggior virus dell'Umanità. Un virus che usa il "complottismo" ed il "negazionismo" per anestetizzare i sensi di colpa dell'Indifferenza e tradurre l'azione in polemica. Polemiche che spesso sono prodotte da soggetti che le basano su info superficiali, prive di fonti affidabili, ed espresse, con splendide modalità comunicative, da chi non ha studi in merito, non ha svolto attività di ricerca/dottorati, non ha prodotto nulla sul tema....in sintesi, non si è mai confrontato che verifiche e valutazioni di quanto, con convinzione, trasmette. Vi saranno anche soggetti che ne approfittano, ma non sono annoverati tra coloro che non "FANNO"

Odio gli indifferenti di Antonio Gramsci

Odio gli indifferenti. Credo che vivere voglia dire essere partigiani. Chi vive veramente non può non essere cittadino e partigiano. L’indifferenza è abulia, è parassitismo, è vigliaccheria, non è vita. Perciò odio gli indifferenti.

L’indifferenza è il peso morto della storia. L’indifferenza opera potentemente nella storia. Opera passivamente, ma opera. È la fatalità; è ciò su cui non si può contare; è ciò che sconvolge i programmi, che rovescia i piani meglio costruiti; è la materia bruta che strozza l’intelligenza. Ciò che succede, il male che si abbatte su tutti, avviene perché la massa degli uomini abdica alla sua volontà, lascia promulgare le leggi che solo la rivolta potrà abrogare, lascia salire al potere uomini che poi solo un ammutinamento potrà rovesciare. Tra l’assenteismo e l’indifferenza poche mani, non sorvegliate da alcun controllo, tessono la tela della vita collettiva, e la massa ignora, perché non se ne preoccupa; e allora sembra sia la fatalità a travolgere tutto e tutti, sembra che la storia non sia altro che un enorme fenomeno naturale, un’eruzione, un terremoto del quale rimangono vittime tutti, chi ha voluto e chi non ha voluto, chi sapeva e chi non sapeva, chi era stato attivo e chi indifferente. Alcuni piagnucolano pietosamente, altri bestemmiano oscenamente, ma nessuno o pochi si domandano: se avessi fatto anch’io il mio dovere, se avessi cercato di far valere la mia volontà, sarebbe successo ciò che è successo?

Odio gli indifferenti anche per questo: perché mi dà fastidio il loro piagnisteo da eterni innocenti. Chiedo conto a ognuno di loro del come ha svolto il compito che la vita gli ha posto e gli pone quotidianamente, di ciò che ha fatto e specialmente di ciò che non ha fatto. E sento di poter essere inesorabile, di non dover sprecare la mia pietà, di non dover spartire con loro le mie lacrime.

Sono partigiano, vivo, sento nelle coscienze della mia parte già pulsare l’attività della città futura che la mia parte sta costruendo. E in essa la catena sociale non pesa su pochi, in essa ogni cosa che succede non è dovuta al caso, alla fatalità, ma è intelligente opera dei cittadini. Non c’è in essa nessuno che stia alla finestra a guardare mentre i pochi si sacrificano, si svenano. Vivo, sono partigiano. Perciò odio chi non parteggia, odio gli indifferenti”.



Odio gli indifferenti. Credo come Federico Hebbel che "vivere vuol dire essere partigiani". Non possono esistere i solamente uomini, gli estranei alla citta'. Chi vive veramente non puo' non essere cittadino, e parteggiare. Indifferenza e' abulia, e' parassitismo, e' vigliaccheria, non e' vita. Percio' odio gli indifferenti.

L'indifferenza e' il peso morto della storia. E' la palla di piombo per il novatore, e' la materia inerte in cui affogano spesso gli entusiasmi piu' splendenti, e' la palude che recinge la vecchia citta' e la difende meglio delle mura piu' salde, meglio dei petti dei suoi guerrieri, perche' inghiottisce nei suoi gorghi limosi gli assalitori, e li decima e li scora e qualche volta li fa desistere dall'impresa eroica.

L'indifferenza opera potentemente nella storia. Opera passivamente, ma opera. E' la fatalita'; e' cio' su cui non si puo' contare; e' cio' che sconvolge i programmi, che rovescia i piani meglio costrutti; e' la materia bruta che si ribella all'intelligenza e la strozza. Cio' che succede, il male che si abbatte su tutti, il possibile bene che un atto eroico (di valore universale) puo' generare, non e' tanto dovuto all'iniziativa dei pochi che operano, quanto all'indifferenza, all'assenteismo dei molti. Cio' che avviene, non avviene tanto perche' alcuni vogliono che avvenga, quanto perche' la massa degli uomini abdica alla sua volonta', lascia fare, lascia aggruppare i nodi che poi solo la spada potra' tagliare, lascia promulgare le leggi che poi solo la rivolta fara' abrogare, lascia salire al potere gli uomini che poi solo un ammutinamento potra' rovesciare. La fatalita' che sembra dominare la storia non e' altro appunto che apparenza illusoria di questa indifferenza, di questo assenteismo. Dei fatti maturano nell'ombra, poche mani, non sorvegliate da nessun controllo, tessono la tela della vita collettiva, e la massa ignora, perche' non se ne preoccupa. I destini di un'epoca sono manipolati a seconda delle visioni ristrette, degli scopi immediati, delle ambizioni e passioni personali di piccoli gruppi attivi, e la massa degli uomini ignora, perche' non se ne preoccupa. Ma i fatti che hanno maturato vengono a sfociare; ma la tela tessuta nell'ombra arriva a compimento: e allora sembra sia la fatalita' a travolgere tutto e tutti, sembra che la storia non sia che un enorme fenomeno naturale, un'eruzione, un terremoto, del quale rimangono vittima tutti, chi ha voluto e chi non ha voluto, chi sapeva e chi non sapeva, chi era stato attivo e chi indifferente. E questo ultimo si irrita, vorrebbe sottrarsi alle conseguenze, vorrebbe apparisse chiaro che egli non ha voluto, che egli non e' responsabile. Alcuni piagnucolano pietosamente, altri bestemmiano oscenamente, ma nessuno o pochi si domandano: se avessi anch'io fatto il mio dovere, se avessi cercato di far valere la mia volonta', il mio consiglio, sarebbe successo cio' che e' successo? Ma nessuno o pochi si fanno una colpa della loro indifferenza, del loro scetticismo, del non aver dato il loro braccio e la loro attivita' a quei gruppi di cittadini che, appunto per evitare quel tal male, combattevano, di procurare quel tal bene si proponevano.

I piu' di costoro, invece, ad avvenimenti compiuti, preferiscono parlare di fallimenti ideali, di programmi definitivamente crollati e di altre simili piacevolezze. Ricominciano cosi' la loro assenza da ogni responsabilita'. E non gia' che non vedano chiaro nelle cose, e che qualche volta non siano capaci di prospettare bellissime soluzioni dei problemi piu' urgenti, o di quelli che, pur richiedendo ampia preparazione e tempo, sono tuttavia altrettanto urgenti. Ma queste soluzioni rimangono bellissimamente infeconde, ma questo contributo alla vita collettiva non e' animato da alcuna luce morale; e' prodotto di curiosita' intellettuale, non di pungente senso di una responsabilita' storica che vuole tutti attivi nella vita, che non ammette agnosticismi e indifferenze di nessun genere.

Odio gli indifferenti anche per cio' che mi da' noia il loro piagnisteo di eterni innocenti. Domando conto a ognuno di essi del come ha svolto il compito che la vita gli ha posto e gli pone quotidianamente, di cio' che ha fatto e specialmente di cio' che non ha fatto. E sento di poter essere inesorabile, di non dover sprecare la mia pieta', di non dover spartire con loro le mie lacrime. Sono partigiano, vivo, sento nelle coscienze virili della mia parte gia' pulsare l'attivita' della citta' futura che la mia parte sta costruendo. E in essa la catena sociale non pesa su pochi, in essa ogni cosa che succede non e' dovuta al caso, alla fatalita', ma e' intelligente opera dei cittadini. Non c'e' in essa nessuno che stia alla finestra a guardare mentre i pochi si sacrificano, si svenano nel sacrifizio; e colui che sta alla finestra, in agguato, voglia usufruire del poco bene che l'attivita' di pochi procura e sfoghi la sua delusione vituperando il sacrificato, lo svenato perche' non e' riuscito nel suo intento.

Vivo, sono partigiano. Percio' odio chi non parteggia, odio gli indifferenti.

CULTURA, STORIA ED ESPERIENZA....LA BASE PER PROGETTUALITA' SOSTENIBILI









La storia e le nostre esperienze devono essere fonte di insegnamento per la crescita e per evitare errori passati, come lo sono state per i nostri antenati. Spesso sono denigrate da popolazioni ed individui che ne sono privi ed applicano la denigrazione di entrambi come forma di difesa della loro presunzione e arroganza.


Anche un piacevole viaggio, semmai sostenibile, nella storia delle nostre società italiane, in Etruria, può, valorizzando storia e territorio, divenire fonte d'ispirazione per nuove progettualità di sviluppo sostenibile.



Ma anche un viaggio nei luoghi legati alle nostre esperienze può divenire fonte d'ispirazione ed energia per nuove idee. Un viaggio nella storia, ma anche nella mia personale storia che ha Punta Ala ha avuto il “battesimo del fuoco”, nel 1988, con la trasformazione da “Informatico” a realizzatore di progetti di sviluppo tecnologico con la presentazione, con Siemens, del mio software di Gestione Credito Agrario (ARGO)....la prima volta che dinanzi ad una platea indossai “giacca e cravatta”...che ispirò la mia massima “LA VOLONTA' E' L'UNICA ARMA CONTRO LE DIFFICOLTA'...NON RINUNCIAMOCI”, lo spirito che deve animare tutti in questa Rivoluzione 5.0.

RIVOLUZIONE 5.0 …..DIGITALE...SI... MA CONCRETA
La crisi ha colpito pesantemente quelle che la BORSA definisce UNICORNI, cioè società che puntano alla crescita del loro valore in Borsa ma senza un reale valore intrinseco, Tutti coloro che mi conoscono, ed i miei studenti, ricordano i miei continui allerta su investimenti “facili”, dalla Tiscali ai BitCoin. Ma anche, nella veste di Valutatore, il taglio di progetti privi dei necessari requisiti. Purtroppo, anche nei tavoli finanziari di numerose Banche d'Investimento, la predilezione volge verso le analisi statistiche e non per le concrete due-diligence. Le crisi sono spesso un filtro per bolle speculative ed opportunità per Business Model CONCRETI. Startup devono collaborare con Imprese concrete per sviluppare tecnologie e prodotti e non statistiche finanziarie, attraverso un corretto Business Model e valorizzando le ingenti risorse finanziarie pubbliche per la Ricerca, l'Innovazione e lo Sviluppo (PROGETTI5.0). Figure come i Commercialisti ed i Consulenti, che possano generare Matching tra imprese reali ed investitori, anche svolta localmente fruendo di supporti tecnologici e culturali, quali la ricerca in corso per la Piattaforma IFM (Innovation FinantialMatching), tra i TOOL de CORSI di ALTA FORMAZIONE UNIVERSITARIA.
Una Sfida che vede la centralità delle Organizzazioni costituite dalla principale risorsa: IL CAPITALE UMANO. Temi approfonditi nei tavoli del Politecnico di Milano:


Le scorciatoie possono fortunosamente portare dei risultati ma sicuramente non permettono di costruire il futuro, e spesso vanificano impegno e risorse finanziarie.

Competenze e professioni che non possono essere costruite attraverso attività formativa erogate da strutture “marketing-oriented”, nell'ambito finanziario, del Coaching, dell'Alimentazione.... Master, arbitrariamente definiti tali, da VENDITORI DI ARIA FRITTA possono solo portare benefici a chi eroga questa ipotetica “Cultura”. Solo attraverso l'acquisizione di competenze e formazione erogata da Enti Qualificati, quali le Università, si possono creare le figure per affrontare l'Economia Reale e la Rivoluzione 5.0 in corso.
Questa Rivoluzione 5.0, con le difficoltà da affrontare, richiederà CONCRETEZZA e poca improvvisazione, sia per le Imprese che per il loro Personale ed i Consulenti.

Concretezza per una Ripresa e Resilienza, quanto riportato nella Bozza di PNRR (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza) dal Governo Italiano.


Sei punti che devono essere armonicamente integrati, come nei modelli messi a punto nelle Università correlati nel Laboratorio SAIRC

Scioperi per la chiusura di stabilimenti che hanno ricevuto finanziamenti pubblici, un beneficio per pochi ed un debito per tutti gli italiani. Oggi è impossibile correggere errori che come me, e molti colleghi, segnalavamo dal lontano 1992 (legge 488/92), con cui si finanziavano gli investimenti con il solo obbligo occupazionale nel quinto anno dall'entrata a regime.

Ma la politica ha chiuso entrambi gli occhi ed orecchie, forse pensando al breve o ….

Azioni che hanno prodotto miliardi di debito per gli italiani, grandi benefici per le aziende, che spesso hanno pagato le tasse sugli utili altrove, ed una occupazione temporanea i cui risultati sono sulle pagine di tutti i giornali.

Progetti come il Parco Eolico di Biccari, condiviso tra alcuni politici lungimiranti, direttori di importanti associazioni, tra cui mi preme ricordare il defunto Annibale Nicastro, ed Università, che avevano unico filo conduttore “Il reale sviluppo del territorio ed il benessere di tutti” con l'occupazione e la formazione correlata ai finanziamenti ed ai benefici, per periodi lunghi, sono stati ostacolati a beneficio degli speculatori e di alcune correnti politiche ad essi collegate.

Con il PNRR possiamo ripetere gli stessi errori, finanziando pochi, indebitando tutti per qualche anno di benessere per poi.....rivedere gli attuali articoli fra qualche anno.

Occorre aiutare le PMI, coordinate in Reti e Filiere, e porre vincoli all'erogazione di finanziamenti, vincoli che perdurino e pongano responsabilità a chi ne attinge, come avviene in numerosi stati UE ed extra UE.

Questa sarebbe un reale Rivoluzione 5.0, in cui Industria 4.0 è l'aspetto tecnologico, ma completato dagli aspetti sociali....come la definisce il PAPA: Ecologia Integrale.

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La contingente situazione accelera, e dovrà farlo sempre più, l'applicazione delle tecnologie, già disponibili e per molti fantascientifiche, d'innovazione. Quindi controlli remoti, robotica, piattaforme intelligenti e tanto altro, applicato a modelli organizzativi quali lo Smart Working e la formazione remotizzata (VIIL – VirtualInteraction and Interactive Learning), divenute impellenze.

Abbiamo lasciato alle spalle l'applicazione delle tecnologie della quarta rivoluzione industriale, che vedremo implementare nel prossimo futuro, che subiranno variazioni per adattarle alla mutata società.
Parliamo di rivoluzioni industriali che hanno modificato i modelli sociali, o necessità mature che hanno accelerato l'applicazione di nuovi modelli tecnologici:
  • La rivoluzione agricola alla base della nascita dei grandi imperi o i grandi imperi ne  hanno accelerato la diffusione?
  • La linea di produzione ha rivoluzionato la società o una popolazione sempre più numerosa e consumistica necessitava di maggiori beni ed un'organizzazione nuova del lavoro?
  • La interconnessione di internet, l'automazione industriale e l'informatica hanno modificato la società o risolto una necessità espressa?
  • Intelligenza Artificiale, Block Chain, Big Data, ecc. hanno avviato la quarta rivoluzione industriale o ne hanno permesso lo sviluppo?
Per le prime due rivoluzioni potrei avere dei dubbi, ma non certamente per le ultime due, avendole vissute. Le ultime due hanno accelerato l'applicazione di tecnologie già disponibili da decenni, che necessitavano di divulgazione e cultura per essere accettate dalla popolazione mondiale.
Da questa crisi sanitaria, che non è la prima e non sarà l'ultima, avremo imparato che occorre un nuovo modello sociale che, nei prossimi anni vedrà l'integrazione di tecnologie già disponibili nei laboratori, che necessita di divulgazione.
Vedranno la diffusione e l'avvio di un nuovo modello sociale e tecnologico/industriale, 5.0. Una Rivoluzione che per la prima volta coinvolgerà tutti nella veste di attori.
Il “CONTATTO UMANO”, per la nostra attuale società, che ostava l'applicazione di tecnologie 4.0, era oggetto di studi e di rivoluzione dei modelli economici, in quanto impattava principalmente la gestione degli spazi ed in particolare il Retail (IKEA che riapre i punti in città o Amazon che acquisisce catene commerciali). Un tema di competenza del Facility Manager, nel cui Capitolo viene approfondito
CONTATTO, che in questa emergenza e nei prossimi modelli sociali verrà associato a CONTAGIO, poche lettere che fanno una enorme differenza.
Le tecnologie 4.0, in relazione a quelle poche lettere, dovranno considerare altri fattori ambientali dando il via a nuovi modelli e tecnologie 5.0, principalmente nell'interfacciamento uomo-macchina-ambiente. Una nuova RIVOLUZIONE, se così si è definita quella 4.0, come ho ripetutamente scritto, è un continuo processo d'innovazione per gli addetti ai lavori ma percepita tale solo da chi confonde INNOVAZIONE con FANTASCIENZA. Quindi, 2020, un anno bisestile, e per i “numerologi” di RIVOLUZIONE, l'avvio della RIVOLUZIONE 5.0. Una Rivoluzione che diffonderà un nuovo modo di comunicare, non solo negli strumenti ma, a causa di essi, anche nelle stesse parole. Parole e termini, fino a ieri riservati a pochi adulti ed alle nuove generazioni, oggi si stanno integrando nel linguaggio comune. Pensiamo solo a termini come Smart Working, che solo alcuni mesi fa necessitava di ore per trasmetterne il significato.

Una rivoluzione che vedrà i Facility Manager, tra gli attori dell'innovazione, passare dal ruolo di riorganizzatore a seguito dei processi lenti d'innovazione, spesso assenti, in MOTORE TRAINANTE. Quello che per decenni è stato difficoltoso trasmettere, nonostante la finanziabilità del processo, oggi sono una indispensabile ed urgente necessità.

Anche al tavolo FINTECH del Politecnico di Milano, nel convegno “InnovativePayment” l'impatto della tecnologia, contenuta nelle prime slide sul contesto Covid19 ed i suoi impatti, fotografa uno stravolgimento di paradigmi validi fino a pochi mesi fa. Paradigmi che in realtà portano un'accelerazione dell'Innovazione e la nascita di opportunità per chi sarà pronto a coglierle, valorizzando gli strumenti finanziari cogliendo le esigenze future. Nuovi Paradigmi= Nuovi Modelli, da condurre correttamente, aggiornamenti indispensabili per Manager, Business Analyst e Temporary Manager. Il FINTECH che sempre più si avvicina all'utente ed alle sue esigenze, che solo qualche decennio fa, quando nel 1989 sviluppai la Gestione del Credito Agrario per il Credito Italiano, era impensabile, anche in relazione ai costi delle tecnologie, confermando la fortissima accelerazione dello sviluppo delle tecnologie.




Nell’era globale di Internet, dell’e-commerce, del web-marketing e delle tecnologie intelligenti, emerge prepotentemente l’opportunità di essere più competitivi grazie alla digitalizzazione dei dati aziendali da un lato, ed all'innovazione dei processi, e della relazione col proprio e-mercato tramite l’intelligenza artificiale e le analisi predittive, dall’altro.
In un momento in cui i mercati stanno attraversando la peggior crisi economica e politica dal dopoguerra, le imprese non possono più perdere l’occasione di accelerare il processo di innovazione. E’ possibile essere competitivi sui mercati nazionali ed internazionali sfruttando le opportunità date dalla digitalizzazione e dall’innovazione di processo grazie alla valorizzazione intelligente dei big data, dall’internet delle cose, dal machine learning e dai metodi di predizione.
Ma le aziende per entrare nel processo di innovazione in modo virtuoso, utile e sostenibile, in particolare in un settore come quello della Indutry 4.0 che richiede un know how specifico, conoscenza, spesso patrimonio della ricerca, capacità verticali, capacità di management mirate anche all’innovazione, in settori dirompenti quanto nuovi, necessita di un supporto, in ambito HR, per rivoluzionare e riorganizzarsi.



La quarta rivoluzione industriale non causerà la fine del lavoro e non renderà “definitivamente inutile il lavoro umano” che, se sapremo valorizzarlo, “continuerà ad avere campi amplissimi nei quali esprimersi, rispondendo ad esigenze vitali delle singole persone e della società. E sarà la stessa disponibilità di lavoro umano, generata dalla scomparsa dei vecchi mestieri, a stimolare la capacità di inventarne di nuovi“. Sono le conclusioni dell’indagine conoscitiva svolta dalla 11a Commissione Lavoro e Previdenza Sociale del Senato intitolata “L’impatto sul mercato del lavoro della quarta rivoluzione industriale”. L’indagine è stata svolta attraverso l’audizione di attori appartenenti al mondo dell’impresa, delle organizzazioni sociali, delle istituzioni civili e religiose che stanno affrontando le sfide della digitalizzazione del lavoro da diversi punti di vista.
Le conseguenze possono riguardare sia i modelli di business che i processi produttivi che, soprattutto, una nuova modalità di relazione con i consumatori e con i mercati, attraverso percorsi di coordinamento più efficienti, personalizzati ed immediati, resi possibili dalla tecnologia. La sua caratteristica è l’integrazione tra i processi fisici e le tecnologie digitali secondo un rinnovamento dei modelli organizzativi. O meglio, il divenire intelligente della produzione sta seguendo una molteplicità di strade, in linea di discontinuità o continuità con il passato. Le grandi fabbriche affrontano il superamento delle linee e la loro sostituzione con “isole” autonome dove convivono uomini e macchine, team di lavoratori e robot.
Anche il nuovo rapporto con i consumatori sconvolge l'organizzazione del lavoro, tanto che alcuni studiosi affermano che la fabbrica intelligente sta alla personalizzazione di massa come la fabbrica taylorista stava alla produzione di massa. Il pensiero manageriale non può avere oggi lo sguardo rivolto al passato, ma deve produrre lo sviluppo di soluzioni innovative e sperimentali per favorire l’emergere di principi organizzativi rivoluzionari in grado di rendere fluido, competitivo e “umano” l’ambiente produttivo.
Troppo spesso però il tema viene affrontato unicamente dal punto di vista delle novità tecnologiche e declinato nei capitoli degli investimenti e della politica industriale, lasciando in secondo piano l’enorme impatto sul mercato del lavoro. La recente indagine conoscitiva della Commissione Industria della Camera ha osservato che “… Industria 4.0, a differenza della precedente rivoluzione industriale nella quale la tecnologia si affiancava all’uomo per migliorare e rendere più produttive le attività umane, si propone come paradigma che, sebbene parzialmente, non si limita ad affiancarsi ma per talune attività si sostituisce all’uomo”. Il cambiamento tecnologico non appare peraltro neutrale negli effetti che potrà avere sui rapporti sociali ed economici.
Il tessuto produttivo e il mercato del lavoro sono quindi destinati a cambiare con velocità, pervasività e profondità, facendo venire meno i caratteri dominanti nel secolo passato in relazione ai quali il nostro diritto del lavoro si è strutturato.
Uno dei maggiori impatti della quarta rivoluzione industriale sul mercato del lavoro sarà quindi quello relativo ai nuovi fabbisogni di competenze e quindi alla preparazione dei lavoratori. Si tratta di un profilo trasversale alle diverse conseguenze del salto tecnologico.
Il riferimento è sia alle competenze di tipo tecnico-specialistico, che ruotano principalmente intorno alla componente digitale, applicata ai processi di produzione, come alle attività di progettazione degli stessi, sia alle competenze trasversali (soft skills) che possono consentire ai lavoratori un miglior approccio a scenari mutevoli e complessi, inclusa l’attitudine all’autoimprenditorialità e alla resilienza. Sullo sfondo si esaltano l'educazione morale e le conoscenze di base che generano le capacità di selezione delle fonti, di comprensione, di calcolo, di accesso alle tecnologie. Per la prima volta le fonti di apprendimento informale prevalgono su quelle formali, sollecitando adeguati strumenti critico-riflessivi per un necessario discernimento.
Consegue a quanto detto l'impossibilità di fissare una trasformazione continua e complessa in figure e professioni decise a tavolino. Più utile è invece rendere le imprese capaci di valutare in modo costante i fabbisogni di competenze, senza la pretesa di una previsione a lungo termine e senza adattare la produzione ai modelli professionali esistenti, bensì con l’onere di costruirne sempre di nuovi.
Il mercato del lavoro non potrà rimanere lo stesso alla luce della nuova rivoluzione industriale. Nel corso degli ultimi anni abbiamo già assistito ad una forte riduzione della durata media dei contratti di lavoro e la transizione da un posto di lavoro a un altro è sempre più statisticamente una normalità. Il numero dei contratti a termine è cresciuto ampiamente a partire dai primi anni 2000 e abbiamo raggiunto nel 2015 la media europea del 14% sul totale. A ciò si aggiunge come negli ultimi anni si sia ridotta considerevolmente anche la durata media dei contratti a tempo indeterminato. I dati europei mostrano come, in particolare per le nuove generazioni, la tendenza alla transizione, anche tra contratti a tempo indeterminato, sia frequente. Se nel 1995 il 29% dei lavoratori tra i 25 e i 39 anni avevano un tempo di permanenza media in un posto di lavoro superiore ai 10 anni, nel 2015 questa percentuale si è ridotta al 18%, con un parallelo aumento di coloro che hanno tempi di permanenza tra 1 e 4 anni. Lo scenario di Industria 4.0, fortemente legato ai processi di innovazione, non potrà che accentuare il trend di transizione costante; è anzi possibile immaginare che ne amplierà ed arricchirà i contenuti.




L’imprenditore si confronta con l’ostacolo della staticità del proprio e-mercato, con l’opportunità di reperire fondi e incentivi, forniti da enti e istituzioni, per incentivare l'innovazione aziendale e la gestione/crescita del mercato.




Questo insieme di azioni infrastrutturali, di mercato, di processi di previsioni e analisi della produzione e del mercato, prende il nome di Industry 4.0 , ed è il fenomeno industriale più importante dell’ultimo secolo, che cambierà le carte in tavola e farà la differenza tra aziende competitive e le aziende basate su modelli tradizionali che rischiano di uscire dalla competizione. In questo processo di Innovazione il Governo Italiano interviene con incentivi opportuni per agevolare tutte le aziende e consentire loro entrare in questo cambiamento epocale.

Di grande valore, ed un valido supporto, il lavoro svolto dagli Osservatori del Politecnico di Milano che ha prodotto anche un'interessante Infografica valida per ispirare ed indicare l'Innovazione.

INFOGRAFICA - REPORT: POLITECNICO DI MILANO



































Industria 4.0, ed accelerazione verso la 5.0, che la crisi ha generato lo sviluppo, o la loro implementazione, di Tecnologie ritenute futuristiche.
Un tema che era oggetto di una interessante discussione al Polimi, tra me ed il collega Ferrarini, oggi si prospetta come uno delle più interessanti sfide, DIGITAL-VIRTUAL TWIN, per virtualizzare, parallelamente al reale, ogni processo per monitorarlo, progettarlo ed elaborare percorsi predittivi ed alternativi. Quando ne discutevamo nel 2011 era connesso al BIM ed alle nuove infrastrutture.















































Industria 4.0 e la sua applicazione nella nuova RIVOLUZIONE 5.0 sono lo strumento per affrontare sostenibilmente la sviluppo.