CONCLUSIONI


Qualche concetto può meritarsi la collocazione in questo capitolo.
Il grafico sottostante, che appare come un serpente, raccoglie i progetti condotti personalmente, che dovrebbero far riflettere chi sostiene competenze in settori che ha visto o letto senza comprenderne realmente il significato e cosa ha condotto alla creazione.
Un lungo periodo che non è altro che qualche secondo per l'Ambiente che ci ospita. Questo è la parola su cui riflettere in chiusura: SEMPRE. Sempre è la parola che maggiormente odio, in quanto viene utilizzata senza conoscerne il significato. Nel Garzanti: indica una continuità ininterrotta nel tempo.
Purtroppo la parola "Sempre" è prevalentemente usata da chi è, o vuol essere, miope. Risulta semplice giustificare con un "da sempre", quel che si conosce e si è abituati a fare, evitando di risalire nella storia, ad esperienze millenarie, per gli uomini, o di miliardi di anni per l'Ambiente, nonchè guardare al futuro.
Purtroppo se per una farfalla un giorno è sempre per l'uomo va di poco oltre la sua vita. Diviene ancora più critico chiedere agli uomini di prendere decisioni che impattano generazioni future, semmai precludendo piaceri e benefici attuali.
I buoni Governi devono programmare i loro interventi conoscendo il significato della parola "Sempre", senza continui cambi di rotte che generano incertezze ma, da grandi statisti, creare indirizzi che vadano oltre la vision corrente.
L'Italia, con il grande pregio di capacità creative è ostacolato dal suo forte individualismo, che spesso si coniuga con egoismo, che ne impedisce il lavoro in squadra, riducendone le capacità di crescita e quelle di cogliere opportunità che necessitano di strutturazione ed organizzazione. Una crescita che necessita di innovazione e ricerca. Percorsi che le emergenze giornaliere delle PMI non le permettono di sostenere da sole.


Complessità e trasversalità non più affrontabili per compartimenti distinti ma con tavoli che integrino pluralità di competenze, questo è quanto riportato nell'intero libro, ma anche l'iniziativa del Governo guidato dal prof. Giuseppe Conte attraverso la Cabina di Regia "Benessere Italia" (estratto avvio) . Pianificare interventi che abbiano impatti positivi per "sempre", cioè anche per le future generazioni. Durante un convegno del 1997, in relazione a progetti di sviluppo del Subappennino Dauno, dalla platea emergeva la critica verso progetti che miravano a valorizzare il territorio: "occorrono industrie chimiche". Altre ILVA? Qualcuno ha mai analizzato il bilancio complessivo, per i cittadini di Taranto e dell'intera Italia, di quell'intervento? Le positività per chi?
Occorrono progetti che coinvolgano il territorio, che ne valorizzino peculiarità, ambiente e competenze. Modelli che valorizzino le tradizioni culturali. Questi modelli, che utilizzando risorse finanziarie e naturali già disponibili, coordinati dalle Pubbliche Amministrazioni Locali, possono concretamente generare sviluppo. Un momento di riflessione per chi vuole meritocrazia e federalismo, l'utilizzo sperimentale sul territorio locale delle risorse fiscali per l'innovazione del territorio non è il modello più corretto? 
(Esempi sono riportati nel capitolo best practices e progetti 5.0).

Un Mondo 5.0 necessita di una sistemica sostenibilità integrata ed integrale. Occorre che i FILOSOFI ritornino a svolgere il loro ruolo, come i grandi ellenici, osservando con attenzione ciò che ci circonda, ascoltando ogni parola ed ogni suono, per una corretta valorizzazione e progettazione, ma anche per il suo semplice utilizzo
Ognuno può essere un filosofo nel cucinare un semplice piatto, attingendo dalla tradizione ed ascoltando "veri" esperti, agli scienziati il ruolo di rendere semplice, efficiente ed efficace quello che madre natura ci insegna, come per l'energia solare (Archimede) o l'eolico (dai persiani).

Un Mondo 5.0 deve vedere un pò di filosofia in ognuno di noi.
  




Le mie molteplici esperienze, hanno perseguito un solo sogno...mettere a disposizione la tecnologia per supportare l'uomo a convivere con l'ambiente, un ambiente ed una società che necessitano di molti "Don Chisciotte" contro l'egoismo e l'individualismo, che ci vedrà contrapposti ad un grande nemico...Madre Natura...a cui ci siamo ribellati. Una vita dedicata alla progettazione, dalle prime tecnologie a 10 anni, a modelli sociali-tecnologici-economici. questi ultimi sempre pesantemente ostati da Individualismo, Egocentrismo, Incompetenza, Presunzione, Speculazione, che un personaggio importante definì, poco prima di morire, "Avresti potuto creare concretamente benessere sociale in molte aree e modelli, forse, per l'intero pianeta, ma contrastano gli interessi di pochi e la stupidità di molti".

"Sulla terra c'è abbastanza per soddisfare i bisogni di tutti, ma non per soddisfare l'ingordigia di pochi. I nostri pensieri, per quanto buoni possano essere, sono perle false fintanto che non vengono trasformati in azioni. Sii il cambiamento che vuoi vedere avvenire nel mondo".
                   Mahatma Gandhi

Purtroppo, uno scontro imprescindibile, non ammettendo compromessi con soggetti che antepongono totalmente i loro interessi. Sempre la stessa persona, per entrambi diceva: "siamo affetti dal morbo del Buon Sammaritano e, anche se incompresi, non possiamo esimerci". In seguito saranno gli Psicologi Svizzeri ed americani a fornirmi una spiegazione scientifica del mio modus operandi:

"Michele esprime una motivazione dominante rivolta al miglioramento costante della propria prestazione e al raggiungimento e superamento di standard di performance.
Con motivazione si intende letteralmente “ciò che spinge all’azione”: per lui infatti il bisogno che sente più impellente, e quindi cui dedica più risorse ed energie, è proprio quello dell’ideazione e della realizzazione di progetti professionali innovativi ed originali.
Michele mostra infatti altissimi livelli di orientamento al risultato, si impegna al miglioramento continuo di sé e del suo lavoro. Studia, approfondisce e si adopera con energia e passione per acquisire tutte le conoscenze che ritiene utili per completare il bagaglio teorico.
Si assume rischi calcolati, valutando attentamente le possibilità di riuscita dei progetti e non teme di mettere in gioco risorse ed energie per portarli avanti.
Un sorprendente spirito di iniziativa, unito ad una spinta costante all’innovazione han fatto sì che Michele intraprendesse una enorme varietà di progetti, coinvolgendo un numero sempre più ampio di interlocutori diversi. È brillante, intuitivo e veloce.
La sua struttura cognitiva, rilevata dal test Emergenetics® che analizza le preferenze di pensiero, conferma appieno. Mostra un profilo trimodale, con preferenze, allo stesso livello, per il pensiero analitico, concettuale e sociale. Rispetto alla popolazione mondiale, per altro, Michele si colloca al massimo livello di preferenza in tutti e tre gli stili di pensiero.
I suoi processi cognitivi sono quindi al contempo teorici e visionari (pensiero concettuale), ma anche rigorosi e logici (pensiero analitico) e concreti e relazionali (pensiero sociale).
Anche durante l’intervista emerge una costante predisposizione alla scomposizione dei problemi e alla valutazione di tutti gli elementi che lo costituiscono, che ben si unisce a una capacità di sintesi, ovvero di cogliere gli aspetti davvero rilevanti delle situazioni e di raccontarli in modo coinvolgente e affabile.
Coniugando insieme tutte e tre le preferenze, Michele ha sviluppato una professione da “project manager” in cui è stato protagonista dalla fase di ideazione fino alla completa realizzazione delle idee.
In questo senso dimostra anche buona organizzazione del lavoro, e un alto livello di flessibilità operativa, intesa come capacità di gestire il cambiamento, di rispondere agli stimoli, di essere aperti a nuove idee.
Questo aspetto è confermato anche dal test Emergenetics®, che lo pone al massimo grado di flessibilità.
In tale ruolo si è trovato ad interagire, e a dover coinvolgere, con numerosi interlocutori differenti. Michele tende a guidare gli altri utilizzando unicamente le sue competenze e facendosi forza delle sue esperienze, scegliendo così di puntare su una leadership tecnica.
Non riesce però a coniugare questa con una leadership più carismatica. Nonostante sia un ottimo oratore, appassionato e coinvolgente, come, nuovamente, conferma il test Emergenetics®, che lo colloca al massimo livello anche di espressività, non si adopera per convincere e persuadere chi esita nel seguire il suo progetto.
Usa infatti come unica tecnica di influenzamento l’utilizzo di dati e informazioni. È il progetto in sé che deve essere scelto e seguito, non lui come persona. Questo aspetto, che fa di Michele una persona integra ed eticamente coscienziosa, potrebbe però a tratti penalizzarlo: questa tecnica infatti non risulta essere efficace con tutti i tipi di interlocutori.
Allo stesso tempo però ama lavorare in team, da cui trae spunti interessanti e con cui si adopera per un confronto concreto e reciprocamente utile. Il suo alto livello di flessibilità infatti indica una disponibilità ad accogliere i pensieri e le opinioni altrui.
In questo senso ha saputo negli anni costruire e mantenere un buon network: si è inserito in contesti lavorativi variegati riuscendo a coinvolgere enti e strutture interessanti e prestigiose.
Nonostante possa vantare un’ampia e ricca rete di relazione però, Michele non è abile nel valorizzarla e chiedere ad essa l’aiuto necessario. Anche in questo caso, infatti, coinvolge i contatti che ritiene utili per confrontarsi e portare avanti progetti tecnici e specifici, ma non per chiedere supporto professionale e personale.
La leadership tecnica emerge non solo quando si trova a coinvolgere altri interlocutori in un progetto ma anche quando deve gestire collaboratori diretti. Li coinvolge e si adopera per la loro crescita ma non sempre si mette nei loro panni per comprendere a fondo le loro esigenze e aspirazioni.
Questo approccio non è dovuto a una scarsa capacità di comprensione dell’atro. Michele sembra infatti abile nel conoscere e capire i suoi interlocutori (la sua capacità di analisi si riflette anche nel saper valutare a fondo il funzionamento delle persone con cui interagisce), caratteristica tipica di chi mostra un profilo trimodale. La peculiarità di tale profilo infatti è la capacità di capire gli altri modi di pensare e di capire tutti i diversi
approcci cognitivi. In questo senso Michele comprende appunto il “funzionamento” dell’altro, ma non sviluppa l’empatia necessaria per valutare a fondo ciò che l’altro sente e prova, cosa è importante per lui e quali sono le leve da utilizzare per indirizzarne il comportamento.
Sembra infatti non essere particolarmente interessato a modulare il proprio stile di comunicazione in base all’interlocutore, “illudendosi” che tutti pensino, analizzino e ragionino come lui.
Questo aspetto pare essere in contraddizione con la motivazione “power” che, insieme all’achievement, è predominante in lui. La motivazione al potere sembra prendere forma quasi unicamente nel desiderio di vedere riconosciuto il proprio lavoro e quindi la propria persona. Questo potrebbe essere il motivo che lo porta da un lato ad esercitare una leadership prettamente tecnica e a non usare strategie di persuasione, e dall’altro a non utilizzare il proprio network a “fini personali”. Desidera infatti venire riconosciuto per le
proprie competenze e per la bontà dei progetti, e non per caratteristiche e tratti personali."

Prima di un importante intervento al cuore, un mio vecchio professore, mi diceva "hai vissuto almeno cinque vite, quindi affronta tranquillamente l'intervento"....continuando, "per fare ciò che hai sarebbero occorse cinque vite, quindi hai vissuto a sufficienza e, se l'intervento dovesse concludersi positivamente, romperesti le ..... per altro tempo".
Considerando le "cinque vite", che non sono concentrate sulle tecnologie ma anche sociali e personali (la mia ex moglie diceva che ero sposato col lavoro, ma in realtà, come confermano gli psicologi, la passione in tutto abbatte i confini tra la sfera personale e quella sociale e del lavoro, anche in relazione alla trasparente sincerità che non necessita di "avatar" nei diversi ruoli...molto più semplice), qualche amica mi suggeriva la stesura di una "biografia". Non so in quanti la leggerebbero ma, considerando l'armonicità tra i diversi ruoli, questo libro, di fatto, rappresenta anche essa, contenendo il mio impegno nello sviluppo di tecnologie, di best practices, di bad practices, di modelli, di contenuti culturali, di pensieri filosofici, dagli anni '80 ad oggi. Contenuti che, trasmessi in convegni e progetti decenni fa (puntualmente riportati), oggi sono di dominio pubblico o persino appropriati da soggetti con maggiori capacità "comunicative" o "sponsorizzazioni"....quali i borghi sostenibili e smart working (Urbino 2005), gli edifici ZEB (Puglia 2000) e tanti altri che sono riportati nei capitoli. Pertanto, i riferimenti ad attività personali, contenute in questo libro, hanno la finalità di essere uno stimolo all'avvio di best practices ed un pizzico di "biografia", evitando, come indico nei miei corsi universitari, di sperperare energie e cercare di concentrare i propri sforzi in azioni che abbiano molteplici ricadute (non avrei potuto vivere le "cinque viti"...non avrei potuto certificarmi Facility Manager se non l'avessi coniugato alla progettazione del Corso, al progetto Edilizia 5.0, al progetto BEEC, ecc.)
Concludo, augurandovi una interessante lettura, approfondendo i temi che siano di utilità per le vostre attività e vostri interessi, confidando nelle parole di Gandhi, per cui la vittoria deriva anche dalla semplice realizzazione delle idee.