Un importante convegno che merita di trovare spazio in premessa di questo paragrafo sulla Rivoluzione 5.0, in considerazione della sua trasversalità di approccio.
Il primo di una serie di tavoli, italo svizzeri, promosso dal “Il Sole 24 Ore” su temi economici legati alla transizione energetica.
Concetti filosofici che trasversalmente hanno accomunato le politiche di sviluppo, la finanza e la scienza, considerando l'antropocentrismo e le future generazioni, senza trascurare le esigenze attuali. Un collegamento, tra quanto trasmesso dalle Istituzioni ed il mondo economico e scientifico che potremmo riassumere in un modello fondamentale:Un maggiore impegno delle Banche nel supporto di Progetti Smart, affiancando le Istituzioni Pubbliche e le Università nello stimolo ed accompagnamento culturale, attraverso docenti con decenni di esperienza ed impegnati in attività di concreta sperimentazione, e trasmettitori di soluzioni innovative e complesse, non bibliograficamente obsolete (“insegno il Fotovoltaico e Cappotto Termico non conosco altro”, quanto mi fu riferito da uno di essi). Formare le nuove generazioni alle nuove sfide, anche per supportare le Banche nella valutazione tecnica di iniziative Smart (Due Diligence tecnica). Un Ticino che può cogliere l'opportunità legata alla sua strategica collocazione, come dichiarava il Consigliere di Stato Christian Vitta, che vede il Ticino tra due importantissime piazze tecnologiche-finanziarie (Zurigo – Milano). Argomenti concretamente presenti in un tavolo di lavoro del prossimo 15 marzo 2023, in parallelo in Svizzera ed in Italia.
Odio gli indifferenti di Antonio Gramsci
“Odio gli indifferenti. Credo che vivere voglia dire essere partigiani. Chi vive veramente non può non essere cittadino e partigiano. L’indifferenza è abulia, è parassitismo, è vigliaccheria, non è vita. Perciò odio gli indifferenti.
L’indifferenza è il peso morto della storia. L’indifferenza opera potentemente nella storia. Opera passivamente, ma opera. È la fatalità; è ciò su cui non si può contare; è ciò che sconvolge i programmi, che rovescia i piani meglio costruiti; è la materia bruta che strozza l’intelligenza. Ciò che succede, il male che si abbatte su tutti, avviene perché la massa degli uomini abdica alla sua volontà, lascia promulgare le leggi che solo la rivolta potrà abrogare, lascia salire al potere uomini che poi solo un ammutinamento potrà rovesciare. Tra l’assenteismo e l’indifferenza poche mani, non sorvegliate da alcun controllo, tessono la tela della vita collettiva, e la massa ignora, perché non se ne preoccupa; e allora sembra sia la fatalità a travolgere tutto e tutti, sembra che la storia non sia altro che un enorme fenomeno naturale, un’eruzione, un terremoto del quale rimangono vittime tutti, chi ha voluto e chi non ha voluto, chi sapeva e chi non sapeva, chi era stato attivo e chi indifferente. Alcuni piagnucolano pietosamente, altri bestemmiano oscenamente, ma nessuno o pochi si domandano: se avessi fatto anch’io il mio dovere, se avessi cercato di far valere la mia volontà, sarebbe successo ciò che è successo?
Odio gli indifferenti anche per questo: perché mi dà fastidio il loro piagnisteo da eterni innocenti. Chiedo conto a ognuno di loro del come ha svolto il compito che la vita gli ha posto e gli pone quotidianamente, di ciò che ha fatto e specialmente di ciò che non ha fatto. E sento di poter essere inesorabile, di non dover sprecare la mia pietà, di non dover spartire con loro le mie lacrime.
Sono partigiano, vivo, sento nelle coscienze della mia parte già pulsare l’attività della città futura che la mia parte sta costruendo. E in essa la catena sociale non pesa su pochi, in essa ogni cosa che succede non è dovuta al caso, alla fatalità, ma è intelligente opera dei cittadini. Non c’è in essa nessuno che stia alla finestra a guardare mentre i pochi si sacrificano, si svenano. Vivo, sono partigiano. Perciò odio chi non parteggia, odio gli indifferenti”.
Odio gli indifferenti. Credo come Federico Hebbel che "vivere vuol dire essere partigiani". Non possono esistere i solamente uomini, gli estranei alla citta'. Chi vive veramente non puo' non essere cittadino, e parteggiare. Indifferenza e' abulia, e' parassitismo, e' vigliaccheria, non e' vita. Percio' odio gli indifferenti.
L'indifferenza e' il peso morto della storia. E' la palla di piombo per il novatore, e' la materia inerte in cui affogano spesso gli entusiasmi piu' splendenti, e' la palude che recinge la vecchia citta' e la difende meglio delle mura piu' salde, meglio dei petti dei suoi guerrieri, perche' inghiottisce nei suoi gorghi limosi gli assalitori, e li decima e li scora e qualche volta li fa desistere dall'impresa eroica.
L'indifferenza opera potentemente nella storia. Opera passivamente, ma opera. E' la fatalita'; e' cio' su cui non si puo' contare; e' cio' che sconvolge i programmi, che rovescia i piani meglio costrutti; e' la materia bruta che si ribella all'intelligenza e la strozza. Cio' che succede, il male che si abbatte su tutti, il possibile bene che un atto eroico (di valore universale) puo' generare, non e' tanto dovuto all'iniziativa dei pochi che operano, quanto all'indifferenza, all'assenteismo dei molti. Cio' che avviene, non avviene tanto perche' alcuni vogliono che avvenga, quanto perche' la massa degli uomini abdica alla sua volonta', lascia fare, lascia aggruppare i nodi che poi solo la spada potra' tagliare, lascia promulgare le leggi che poi solo la rivolta fara' abrogare, lascia salire al potere gli uomini che poi solo un ammutinamento potra' rovesciare. La fatalita' che sembra dominare la storia non e' altro appunto che apparenza illusoria di questa indifferenza, di questo assenteismo. Dei fatti maturano nell'ombra, poche mani, non sorvegliate da nessun controllo, tessono la tela della vita collettiva, e la massa ignora, perche' non se ne preoccupa. I destini di un'epoca sono manipolati a seconda delle visioni ristrette, degli scopi immediati, delle ambizioni e passioni personali di piccoli gruppi attivi, e la massa degli uomini ignora, perche' non se ne preoccupa. Ma i fatti che hanno maturato vengono a sfociare; ma la tela tessuta nell'ombra arriva a compimento: e allora sembra sia la fatalita' a travolgere tutto e tutti, sembra che la storia non sia che un enorme fenomeno naturale, un'eruzione, un terremoto, del quale rimangono vittima tutti, chi ha voluto e chi non ha voluto, chi sapeva e chi non sapeva, chi era stato attivo e chi indifferente. E questo ultimo si irrita, vorrebbe sottrarsi alle conseguenze, vorrebbe apparisse chiaro che egli non ha voluto, che egli non e' responsabile. Alcuni piagnucolano pietosamente, altri bestemmiano oscenamente, ma nessuno o pochi si domandano: se avessi anch'io fatto il mio dovere, se avessi cercato di far valere la mia volonta', il mio consiglio, sarebbe successo cio' che e' successo? Ma nessuno o pochi si fanno una colpa della loro indifferenza, del loro scetticismo, del non aver dato il loro braccio e la loro attivita' a quei gruppi di cittadini che, appunto per evitare quel tal male, combattevano, di procurare quel tal bene si proponevano.
I piu' di costoro, invece, ad avvenimenti compiuti, preferiscono parlare di fallimenti ideali, di programmi definitivamente crollati e di altre simili piacevolezze. Ricominciano cosi' la loro assenza da ogni responsabilita'. E non gia' che non vedano chiaro nelle cose, e che qualche volta non siano capaci di prospettare bellissime soluzioni dei problemi piu' urgenti, o di quelli che, pur richiedendo ampia preparazione e tempo, sono tuttavia altrettanto urgenti. Ma queste soluzioni rimangono bellissimamente infeconde, ma questo contributo alla vita collettiva non e' animato da alcuna luce morale; e' prodotto di curiosita' intellettuale, non di pungente senso di una responsabilita' storica che vuole tutti attivi nella vita, che non ammette agnosticismi e indifferenze di nessun genere.
Odio gli indifferenti anche per cio' che mi da' noia il loro piagnisteo di eterni innocenti. Domando conto a ognuno di essi del come ha svolto il compito che la vita gli ha posto e gli pone quotidianamente, di cio' che ha fatto e specialmente di cio' che non ha fatto. E sento di poter essere inesorabile, di non dover sprecare la mia pieta', di non dover spartire con loro le mie lacrime. Sono partigiano, vivo, sento nelle coscienze virili della mia parte gia' pulsare l'attivita' della citta' futura che la mia parte sta costruendo. E in essa la catena sociale non pesa su pochi, in essa ogni cosa che succede non e' dovuta al caso, alla fatalita', ma e' intelligente opera dei cittadini. Non c'e' in essa nessuno che stia alla finestra a guardare mentre i pochi si sacrificano, si svenano nel sacrifizio; e colui che sta alla finestra, in agguato, voglia usufruire del poco bene che l'attivita' di pochi procura e sfoghi la sua delusione vituperando il sacrificato, lo svenato perche' non e' riuscito nel suo intento.
Vivo, sono partigiano. Percio' odio chi non parteggia, odio gli indifferenti.
CULTURA, STORIA ED ESPERIENZA....LA BASE PER PROGETTUALITA' SOSTENIBILI
La storia e le nostre esperienze devono essere fonte di insegnamento per la crescita e per evitare errori passati, come lo sono state per i nostri antenati. Spesso sono denigrate da popolazioni ed individui che ne sono privi ed applicano la denigrazione di entrambi come forma di difesa della loro presunzione e arroganza.
Anche un piacevole viaggio, semmai sostenibile, nella storia delle nostre società italiane, in Etruria, può, valorizzando storia e territorio, divenire fonte d'ispirazione per nuove progettualità di sviluppo sostenibile.
Ma anche un viaggio nei luoghi legati alle nostre esperienze può divenire fonte d'ispirazione ed energia per nuove idee. Un viaggio nella storia, ma anche nella mia personale storia che ha Punta Ala ha avuto il “battesimo del fuoco”, nel 1988, con la trasformazione da “Informatico” a realizzatore di progetti di sviluppo tecnologico con la presentazione, con Siemens, del mio software di Gestione Credito Agrario (ARGO)....la prima volta che dinanzi ad una platea indossai “giacca e cravatta”...che ispirò la mia massima “LA VOLONTA' E' L'UNICA ARMA CONTRO LE DIFFICOLTA'...NON RINUNCIAMOCI”, lo spirito che deve animare tutti in questa Rivoluzione 5.0.
- AGILI E CONNESSI: MODELLI ORGANIZZATIVI E SFIDE HR PER UNA NUOVA NORMALITA'
- LE ORGANIZZAZIONI AGILI ALLA PROVA DEI FATTI: COVID19, DIGITALE E LAVORATORI
- IL NUOVO RAPPORTO TRA PERSONA E ORGANIZZAZIONE: UNA DIREZIONE HR DI PRECISIONE
Scioperi per la chiusura di stabilimenti che hanno ricevuto finanziamenti pubblici, un beneficio per pochi ed un debito per tutti gli italiani. Oggi è impossibile correggere errori che come me, e molti colleghi, segnalavamo dal lontano 1992 (legge 488/92), con cui si finanziavano gli investimenti con il solo obbligo occupazionale nel quinto anno dall'entrata a regime.
Ma la politica ha chiuso entrambi gli occhi ed orecchie, forse pensando al breve o ….
Azioni che hanno prodotto miliardi di debito per gli italiani, grandi benefici per le aziende, che spesso hanno pagato le tasse sugli utili altrove, ed una occupazione temporanea i cui risultati sono sulle pagine di tutti i giornali.
Progetti come il Parco Eolico di Biccari, condiviso tra alcuni politici lungimiranti, direttori di importanti associazioni, tra cui mi preme ricordare il defunto Annibale Nicastro, ed Università, che avevano unico filo conduttore “Il reale sviluppo del territorio ed il benessere di tutti” con l'occupazione e la formazione correlata ai finanziamenti ed ai benefici, per periodi lunghi, sono stati ostacolati a beneficio degli speculatori e di alcune correnti politiche ad essi collegate.
Con il PNRR possiamo ripetere gli stessi errori, finanziando pochi, indebitando tutti per qualche anno di benessere per poi.....rivedere gli attuali articoli fra qualche anno.
Occorre aiutare le PMI, coordinate in Reti e Filiere, e porre vincoli all'erogazione di finanziamenti, vincoli che perdurino e pongano responsabilità a chi ne attinge, come avviene in numerosi stati UE ed extra UE.
Questa sarebbe un reale Rivoluzione 5.0, in cui Industria 4.0 è l'aspetto tecnologico, ma completato dagli aspetti sociali....come la definisce il PAPA: Ecologia Integrale.
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La contingente situazione accelera, e dovrà farlo sempre più, l'applicazione delle tecnologie, già disponibili e per molti fantascientifiche, d'innovazione. Quindi controlli remoti, robotica, piattaforme intelligenti e tanto altro, applicato a modelli organizzativi quali lo Smart Working e la formazione remotizzata (VIIL – VirtualInteraction and Interactive Learning), divenute impellenze.
- La rivoluzione agricola alla base della nascita dei grandi imperi o i grandi imperi ne hanno accelerato la diffusione?
- La linea di produzione ha rivoluzionato la società o una popolazione sempre più numerosa e consumistica necessitava di maggiori beni ed un'organizzazione nuova del lavoro?
- La interconnessione di internet, l'automazione industriale e l'informatica hanno modificato la società o risolto una necessità espressa?
- Intelligenza Artificiale, Block Chain, Big Data, ecc. hanno avviato la quarta rivoluzione industriale o ne hanno permesso lo sviluppo?
L’imprenditore si confronta con l’ostacolo della staticità del proprio e-mercato, con l’opportunità di reperire fondi e incentivi, forniti da enti e istituzioni, per incentivare l'innovazione aziendale e la gestione/crescita del mercato.
Di grande valore, ed un valido supporto, il lavoro svolto dagli Osservatori del Politecnico di Milano che ha prodotto anche un'interessante Infografica valida per ispirare ed indicare l'Innovazione.
INFOGRAFICA - REPORT: POLITECNICO DI MILANO
Industria 4.0, ed accelerazione verso la 5.0, che la crisi ha generato lo sviluppo, o la loro implementazione, di Tecnologie ritenute futuristiche.
Un tema che era oggetto di una interessante discussione al Polimi, tra me ed il collega Ferrarini, oggi si prospetta come uno delle più interessanti sfide, DIGITAL-VIRTUAL TWIN, per virtualizzare, parallelamente al reale, ogni processo per monitorarlo, progettarlo ed elaborare percorsi predittivi ed alternativi. Quando ne discutevamo nel 2011 era connesso al BIM ed alle nuove infrastrutture.
Industria 4.0 e la sua applicazione nella nuova RIVOLUZIONE 5.0 sono lo strumento per affrontare sostenibilmente la sviluppo.